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“Marika voleva me. Ma io ero fidanzato e pure lei. Diceva non avremmo superato il limite del tradimento, e invece…
Marika è una ragazza talmente bella da farti perdere ogni facoltà intellettiva.

Capelli rossi lisci che sembrano usciti da una pubblicità di shampoo e quegli occhi… quegli occhi da cerbiatta che ti fissano come se sapessero già tutto di te.

Ha solo un difetto, ha un ragazzo. E anche io. Ma lei aveva una teoria. Una di quelle teorie che sembrano geniali finché non ti ci trovi dentro fino al collo.
Diceva che si poteva “giocare” senza oltrepassare il limite.

Io mi avvicino a lei. Ne annuso il profumo. Mi beo della vista del suo corpo, ne disegno con lo sguardo le curve, imprimo nella mia mente il colore di certe parti sempre nascoste, che io, io, beato tra gli uomini, avevo il permesso di guardare.

Bere con gli occhi, fotografare con la mente, per poi da solo, come in un film, svolgere la pellicola, proiettarla dietro le mie palpebre chiuse e sognare, sognare di toccarla davvero stavolta.

Ma quando arrivi al sole, in genere le tue ali di cera si sciolgono.
È la prassi, amico.
E io sono precipitato al suolo con la forza di un milione di buchi neri.”

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