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“Mi chiamo Elisa e ho perso il mio compagno. Il primo Natale da soli non si scorda mai.
Ero sola in quella che era la nostra casa, la casa che avevamo costruito insieme. Ho fatto pure l’albero da sola come una scema, piangendo e cercando qualche ricordo che mi portasse lontano, qualche fantasia in cui potevo immergermi e che mi facesse dimenticare la realtà.
Non sono impazzita. So benissimo che Giulio è morto. L’ho pure visto. Sembrava ingrassato, con la faccia tutta bianca come di cera. Era sereno, lo stronzo. Tanto a piangere ci resto io qui, mica lui. Tutto questo mi fa un male che non avete idea. Mi avessero staccato un braccio a morsi mi farebbe meno male.
Per questo ho scelto un compromesso. Non una via di fuga, ma una stradina, un piccolo vicolo di fuga. In questo modo posso parlare con Giulio per sempre. Possiamo rimanere insieme, collegati da una chat che collega il mio mondo e il suo. Volevo rimanere nella nostra casa e sospendere il tempo, come se tutto fosse uguale a prima, come se niente fosse cambiato e stessimo per vivere l’ennesimo Natale, con Giulio che si lamenta di dovere fare l’albero e che non vuole un presepe in casa.
Tutto questo sarebbe bellissimo, se non fosse che quello stupido imbecille egoista di Giulio in realtà mi amava davvero e io lo so molto bene purtroppo.”
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