“Cari amici di Spunteblu, ho deciso di scrivervi per condividere una situazione che mi sta particolarmente a cuore, sperando che la mia esperienza possa essere utile a qualcuno.
Tutto è iniziato quando, nell’arco di quest’anno, sono riuscito a vedere il mio migliore amico Michele appena tre volte. Tre volte in un anno. All’inizio mi dicevo: Ok, ognuno ha i suoi impegni, ma poi ho cominciato a notare un pattern. Ad ogni proposta di vederci, arrivavano scuse sempre più assurde e poco credibili. All’ennesimo rifiuto, non ce l’ho fatta più e sono scoppiato. Io, e anche gli altri amici, eravamo stanchi di corrergli dietro, di doverlo “corteggiare” come se stessimo chiedendo un favore. E sapete qual è stata la risposta? L’ennesima bugia. Quello che sembrava l’inizio della fine della nostra amicizia, un litigio in cui mi sembrava inevitabile arrivare a mandarlo a quel paese, ha preso una piega però molto diversa. Qualcosa si è rotto e lui ha iniziato ad aprirsi. E lì, ho capito. Si sta isolando, non perché voglia allontanare gli altri, ma perché non riesce a farne a meno. È come bloccato in un circolo vizioso: più si isola, più sta male, e più gli sembra impossibile chiedere aiuto. Mi sento in dovere di dirlo qui: ragazzi, non abbiate paura di parlare di come vi sentite. Non c’è niente di male, anche per noi uomini, nell’esporre le proprie emozioni, chiacchierarne con gli amici, o chiedere consiglio e supporto. Non aspettate che sia troppo tardi.
A Michele ho detto che per lui ci saremo sempre, io e gli altri. Spero che pian piano riesca a lasciarsi aiutare e a capire che non è solo. Il mondo è duro, ma soli non lo siamo mai, se ci permettiamo di appoggiarci a chi ci vuole bene. Un abbraccio.”
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