“Sono passati sei mesi.
Sei mesi da quel giorno che non dimenticherò mai.
Tra due mesi ci saremmo dovuti sposare: avevamo già fissato tutto, dall’abito al viaggio di nozze. Il nostro sogno era partire per le Svalbard, vedere gli orsi polari, bere cioccolata calda davanti a un paesaggio di ghiaccio. Era “la nostra cosa”, quella che ci ripetevamo ogni volta che la vita ci sembrava troppo pesante.
Poi, tutto si è fermato. Un incidente. Io mi sono salvata, lui no.
All’inizio ho cercato di tenermi occupata, di riempire i vuoti. Ma a poco a poco ho smesso di provarci.
Mi sono lasciata andare: uscire, prepararmi, fare anche le cose più banali è diventato difficile. Come se qualcosa mi tenesse a terra, impedendomi di respirare a pieni polmoni.
Gli amici mi dicevano che era normale, che ci voleva tempo. Io invece avevo la sensazione che il tempo stesse solo scavando più a fondo.
Ero ferma lì, in un silenzio che faceva rumore.
Poi è arrivato un momento, inatteso.
Un segno, un gesto.
Qualcosa che mi ha riportata su, che mi ha ricordato che lui c’è ancora, in un altro modo.
E che, da lassù, continua a proteggermi.”



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