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“…sono rimasta spiazzata da ciò che mi ha rivelato mio fratello, non so effettivamente come aiutarlo, come renderlo felice, e poi penso alla mia vita, all’imminente sessione d’esami, al lavoro, ai miei sogni e a come potrò godermi la tanto desiderata indipendenza. Non riesco ad accettare il fatto che la neurodiversità, in questa società, sia bersaglio di odio e rabbia repressa. Dovrebbe essere rispettata, valorizzata e riconosciuta a 360 gradi.
In questo momento, non so se sto dando il giusto supporto emotivo a mio fratello, non so se sto facendo la cosa giusta…
Mi sento una responsabilità immensa sulle spalle, ma devo farlo, per Edo..”

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