“L’ho conosciuto che avevo meno di vent’anni. Io uscivo da una storia complicata, lui invece era il classico “uomo solido”, quello che sa cosa vuole e che ti fa sentire al sicuro. Era premuroso, aveva sempre la risposta pronta e un sorriso disarmante. Mi portava i fiori senza motivo, ricordava ogni mio dettaglio preferito, e soprattutto mi faceva sentire importante. Non perfetta, ma importante. Ci siamo sposati due anni dopo e i primi tempi sono stati davvero belli. Abbiamo messo su casa, riso tanto, fatto progetti. Io ho lasciato il lavoro quando sono arrivati i bambini, perché in quel momento sembrava la scelta giusta per tutti. Lui diceva: “Pensa alla famiglia, io penso al resto.” E io, fidandomi, l’ho fatto. Solo che negli anni le cose sono cambiate. Quel senso di “noi” si è trasformato in “lui decide e io mi adeguo”. Ogni mia richiesta è diventata una spesa da giustificare, ogni mio desiderio una frivolezza. E così, anche un gesto semplice come regalarmi qualcosa per i miei 50 anni è diventato… altro. Un momento in cui mi sono fermata e ho detto: “Aspetta un attimo. Com’è possibile che io debba ancora chiedere?”. Ho deciso di raccontare questa chat perché quello che sembra “solo un messaggio per una borsetta”, in realtà è stato lo specchio di molto di più.”

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