“Mi chiamo Luca e ho un amico, Simone, che definire “testardo” è riduttivo. È fissato con questa ragazza dai tempi del liceo. Il problema? Lei a malapena sa che esiste. Da allora, ogni conversazione con lui finisce sempre lì: “ha pubblicato una storia”, “era al bar”, “respira”. Per carità, mi dispiace per lui, ma sono anni che vive in questo limbo di fantasie e paranoie. Ho cercato di fargli aprire gli occhi, di convincerlo che ci sono milioni di ragazze là fuori, ma niente, è come parlare con un muro. Peggio ancora, con uno che spera che il muro gli risponda.

Questa chat di oggi non è diversa. Mi ha già scritto ottocento volte per raccontarmi che lei ha visualizzato una sua storia su Instagram. Per lui è un segno del destino. Per me è solo un algoritmo che fa il suo lavoro. È un ciclo infinito di drammi romantici… tutto per una ragazza che, ne sono sicuro, non si ricorda nemmeno il suo nome.”

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