“Salve a tutti voi, il mio nome è Michele, ho 27 anni e mi sono ritrovato in una brutta situazione con il mio posto di lavoro, in particolare con il mio superiore. Vorrei che si evitasse di inserire il suo nome, anche se alla fine non renderà la cosa meno anonima almeno per tutti coloro che leggono potrebbero non riconoscerlo. Anche se il suo modo di esprimersi è abbastanza unico, ma lasciamo perdere. Meglio glissare su come parla e come scrive. Mi chiedo come abbia fatto ad arrivare al posto in cui sta, al ruolo di capo di questo ufficio. In ogni caso io lavoro per lui da un anno e mezzo e già mi aveva dato delle brutte sensazioni, ma non aveva mai nemmeno detto qualcosa che mi facesse effettivamente pensare male di lui. Almeno non finché è arrivato il momento di affidarmi un nuovo incarico, che lui non voleva darmi perché se ne era sempre occupato lui, ma ai piani alti gli è stato imposto perché lui doveva andare a fare una sorta di seminario di aggiornamento e a me spettava ora di occuparmi dei colloqui. Perciò ecco che lui, da lontano, mi scrive tutte le direttive da seguire per fare i colloqui, sopratutto alle ragazze, e la cosa ha iniziato a prendere una strana piega.”

CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA CLICCANDO QUI SOTTO SU “SUCCESSIVA”