“Mio figlio non accetta che io abbia un’altra. Non vuole che lei venga alla cena da lui. Non vuole che io sia felice.

Vorrei presentargliela ma lui si è arrabbiato. Non accetta io possa ritrovare la felicità con un’altra donna che non sia sua madre.

Gli ultimi due anni della mia vita sono stati i più bui che abbia mai vissuto. Mi sono sentito come chiuso in una stanza, con un torturatore spietato, me stesso. Non ho aperto le persiane per mesi. Spesso mi ritrovavo bloccato mentre facevo qualcosa. Venivo preso da un vortice di pensieri dolorosi, di voci che mi urlavano che era solo colpa mia, era colpa mia di tutto. Ho cominciato a bere. Ho un dannatissimo angolo bar. Cosa fanno del resto gli uomini quando soffrono? Bevono, no? Prima quell’amaro comprato ad Aosta. Poi quel prosecco conservato per le feste. Bevevo e non mangiavo. Non meritavo di mangiare. Non dormivo perché pensavo di non meritare nemmeno più il sonno. Quel sonno che aveva distrutto la mia vita e che si era preso mia moglie che aveva chiuso gli occhi per riposare un istante ma non li aveva più riaperti. Io meschino, io pezzo di mer**, io ultimo sputo della terra, io coglio**.

Finchè poi ho toccato il fondo. Ho versato tutte le mie lacrime. Le bottiglie del mio maledetto angolo bar sono finite. Le avevo svuotate tutte. Sono uscito per comprarle. E quando muovi appena il piede, quando fai il primo passo verso la porta, la ruota della vita ricomincia a girare. E io ho conosciuto un’altra. E io sono rinato.”

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