“Alessia, almeno all’inizio, era brillante, solare, una di quelle persone capaci di farti dimenticare tutto con un sorriso. La prima volta che abbiamo parlato abbiamo riso, conversato fino all’alba e, prima che me ne accorgessi, era diventata il mio tutto. All’inizio era perfetto. Viaggi improvvisati, cene cucinate insieme, le sue sorprese inaspettate che mi facevano sentire il ragazzo più fortunato del mondo. Diceva che con me si sentiva libera, che ero diverso da tutti gli altri. E io ci ho creduto. Poi sono arrivate le notti in cui restava in ufficio più del solito, i messaggi sempre più rari, le telefonate interrotte bruscamente con un “ti richiamo dopo” che non arrivava mai. Ho voluto ignorare i segnali, convincermi che fosse solo lo stress del lavoro, che il nostro amore fosse immune ai problemi del mondo. Fino a quella sera. Ho aperto la porta e il mondo che avevo costruito con lei si è sgretolato in un secondo. Un’immagine che non potrò mai cancellare. Però qualcosa dovevo fare. Non sono uno che si fa mettere i piedi in testa, per me la giustizia viene prima di tutto.”

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