“Non so bene quando Angela abbia deciso che non le andavo a genio. Forse dal primo caffè che ho bevuto “senza zucchero” — secondo lei un segnale di debolezza morale. O forse quando ho osato portare Leonardo in vacanza senza prima chiedere “cosa ne pensa la mamma”.

Fatto sta che, per anni, ogni gesto suo è stato un colpo di fioretto ben calibrato: sempre cortese, sempre elegante, ma abbastanza affilato da lasciarti il segno.

Eppure, con l’avvicinarsi del matrimonio, qualcosa sembrava essersi sciolto. Un tono più dolce, qualche messaggio affettuoso, perfino un abbraccio — vero, non di circostanza — al pranzo con i testimoni.

Ho pensato: forse ci siamo. Forse abbiamo girato quella famosa pagina.

Poi è arrivato il regalo.

E con lui, la conferma che no, Angela non ha mai smesso di giocare. Ha solo cambiato tono.

Perché certe persone non vogliono capire, vogliono vincere. E certi regali non sono pensati per fare felici, ma per lasciare il segno.

Sacrilegio dirlo di una suocera? Forse.

Ma almeno io il caffè continuo a berlo amaro. E lucido.”

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