“Ciao spunteblu, mi chiamo Michele e da 9 anni circa mi sono traferito in una città vicino al confine tra Lombardia e Trentino per il lavoro. Lì ho conosciuto molte persone fantastiche e una di queste, Valentina, è la mia compagna con cui voglio sposarmi. Ovviamente abbiamo predisposto una cerimonia che rispecchia il nostro modo di pensare e che si adegua al nostro stile di vita.
Successivamente, ho informato la mia famiglia parlandone con mio padre al telefono. A essere onesto non l’ho sentito particolarmente entusiasta, dato che la telefonata è stata un insieme di monosillabi, ma mi aveva detto che ci avrebbe pensato lui a dirlo a mia madre e mia sorella.
Quello che invece mi aspettavo è che mi scrivessero sul gruppo di famiglia per contestare la mia decisione. Un conto però è non essere d’accordo, un conto è dire certe cose a tuo figlio. Perché ancora non si riesce ad accettare che non tutti vogliono festeggiare certi momenti allo stesso modo? Magari se portassi degli esempi di altre persone i miei genitori si tranquillizzerebbero, ma non sono sicuro di riuscire a perdonare mio padre per quello che mi ha detto.”
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