“Quando ho conosciuto Anna, non pensavo che a sessant’anni avrei ricominciato da capo. Era una sera di primavera, una di quelle in cui il tramonto ti scalda più dell’aria, e io ero seduto al solito tavolino del bar sotto casa.
Lei è entrata chiacchierando con un’amica, e in qualche modo ci siamo trovati a condividere lo stesso tavolo. Da allora, tra un caffè al mattino e una passeggiata al parco, la nostra conoscenza è cresciuta.
Dopo la perdita di mia moglie, la mia vita si era ristretta a poche certezze: mia figlia Fabiola, che ormai è adulta e indipendente ma con cui ho sempre avuto un ottimo rapporto, e mia sorella, l’unico vero punto fermo rimasto.
Anche il fidanzato di Fabiola è un bravo ragazzo, e sapere che lei sta bene mi ha sempre dato serenità. Il resto erano abitudini, silenzi, qualche viaggio in solitaria.
Con Anna è stato diverso. Aveva un’energia che mi ha colpito subito, una leggerezza che, lo ammetto, mi faceva bene.
Ma a volte, sotto quella leggerezza, si nasconde un modo di vedere il mondo che mi lascia perplesso. Dopo un anno insieme, certi atteggiamenti iniziano a pesare. Forse siamo troppo diversi, o forse è solo che alla mia età non ho più voglia di certi giochi infantili.”




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