“Quando è morto papà pensavo che i segreti fossero finiti con lui. Io e Miriana siamo sempre state unite: due sorelle inseparabili, famiglie intrecciate, la domenica tutti a tavola. Papà Giovanni ci ha cresciute con disciplina ma senza cattiveria: la scuola al primo posto, a pranzo nessuno poteva alzarsi, e bastava un’occhiata per farti capire che stavi andando oltre. Un padre severo, sì, ma che ci ha dato tanto.

Poi è arrivato quel messaggio. Breve, quasi rispettoso: “Sono Alessia, vostra sorella. Vorrei conoscervi.” Miriana l’ha liquidato subito come una follia. Io invece no. Ho voluto saperne di più, l’ho cercata in privato. Volevo capire chi fosse davvero.

Alessia mi ha detto tutto: è figlia di papà e di Marta, la nostra domestica, la donna che ci cucinava e ci accompagnava a scuola. Papà non l’ha mai rinnegata, le mandava soldi, si preoccupava di lei. Ha persino scritto delle lettere per spiegare perché non aveva voluto stravolgere la nostra famiglia. E quando mi ha mostrato la foto dei suoi figli… ho visto papà da bambino. Stessi occhi, stesso sguardo.

Ora devo convincere Miriana ad aprirci verso questa donna, questa sorella. So già che non prenderà bene l’argomento. E’ giusto accogliere un’estranea come sorella, o è giusto trattare una sorella come un’estranea?”

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