“Mia moglie è morta ormai tanti anni fa, ma il vuoto che ha lasciato non si è mai colmato. Ogni sera mi manca la dolcezza di addormentarmi accanto a lei con un bacio, e ogni mattina il conforto di risvegliarmi con un altro bacio.

Eravamo una coppia affiatata, legati profondamente. Quando se n’è andata, ho perso una parte di me stesso.

Nostro figlio ha costruito la sua vita, si è trasferito e ha formato una famiglia. Per anni sono stato il nonno preferito, sempre pronto a fare di tutto per aiutarli.

Ero indispensabile per loro. Poi, con il tempo, le cose sono cambiate. Hanno trovato il loro equilibrio, anche economico, e ora tra babysitter e altri aiuti, non hanno più bisogno di me.

Questo mi ha fatto sentire inutile, quasi abbandonato. Non mi chiamano quasi mai, e quando lo faccio io, risponde frettolosamente.

Ho tanti amici, ed è vero che ho sempre mantenuto un buon carattere, cercando di sorridere e andare avanti.

Ma, nonostante ciò, ci sono momenti in cui la solitudine mi assale, e la mancanza della mia famiglia, quella vicinanza che una volta avevamo, diventa insopportabile.

Ora, mio figlio mi critica perché ho aperto le porte ad altre persone nella mia vita.

Vi sembra giusto?”

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