“Pensavo che convivere con qualcuno significasse costruire, giorno dopo giorno, un’intesa più profonda. Invece da qualche tempo sentivo che qualcosa in Gaia si stava spegnendo. O forse si stava accendendo altrove, cosa molto più probabile.

Era sempre più distante, irrequieta. Passava più tempo fuori che con me, e quando era in casa sembrava in attesa di un momento buono per dire qualcosa che poi non diceva mai. Tensione silenziosa. Sorrideva poco, si lamentava spesso. Diceva che si sentiva vuota, che voleva “ritrovarsi”. E io lì, a farmi in quattro, a metterla al centro di una vita che cercavo di rendere anche sua.

Avevo anche messo da parte il mio studio per farle spazio, ristrutturato la cucina secondo i suoi gusti, lasciato perdere serate e mille cose solo per stare con lei. Perché all’inizio, serve costruire le basi, mi dicevano. Ma evidentemente non bastava.

Poi sono arrivato a casa e… non c’era più niente. Solo una pianta finta su uno scaffale vuoto.

All’inizio ho pensato a un furto. Poi ho visto il messaggio.

La parte assurda è che non ero arrabbiato, all’inizio. Sono incredulo. Poi sì, mi sono anche incazzato. E guardate come è andata a finire…”

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