“Quando perdi un genitore, il tempo cambia consistenza.
Ci sono giorni che sembrano durare un minuto e minuti che sembrano durare giorni interi. La mente va in loop, il corpo si spegne a metà.
Io e mio padre avevamo un legame tutto nostro, silenzioso ma presente, come certe luci che si accendono in automatico appena calano le ombre.
Non mi ha mai detto “ti voglio bene” ad alta voce, ma me l’ha fatto sentire ogni volta che contava. In quei giorni avevo bisogno solo di due cose: silenzio e presenza.
Anche solo una mano sulla spalla, un “ci sono”, un caffè messo sul tavolo senza dire nulla. Pensavo che Leonardo, mio marito, l’avrebbe capito.
Che non servissero spiegazioni. Che dopo anni insieme, certe cose si sapessero da sole. Invece no.
Non sempre chi ti dorme accanto riesce a sentire il tuo dolore.
O peggio: lo vede, ma lo ignora. E quando ho visto cosa ha fatto… quando ho realizzato cosa ha scelto…
ho sentito qualcosa dentro spezzarsi in un modo che non credevo possibile. Perché ci sono momenti in cui o ci sei… o non ci sei affatto.”




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