“Quando Luana mi ha detto che i suoi avevano un appartamento libero sotto casa loro e volevano offrircelo per iniziare a convivere, la mia prima reazione è stata: “che culo”.
Ma il secondo pensiero è stato: “che incubo”.
Non fraintendetemi: i suoi sono brave persone. Gentili. Presenti.
Ecco, appunto. Troppo presenti.
Un conto è salutare tua suocera a pranzo la domenica, un altro è sapere che ogni rumore, litigata o… momento intimo potrebbe avere pubblico non pagante al piano di sopra.
E poi c’è l’altra questione.
Voglio una casa nostra.
Magari piccola, magari brutta, magari con il bagno giallo anni ’70. Ma nostra.
Con i nostri piatti sbagliati, i nostri calendari storti e la libertà di urlare, ridere o dormire nudi in salotto senza che qualcuno bussi per restituire una teglia.
Luana invece la vede come un’occasione: niente affitto, zona buona, sicurezza.
E forse ha ragione.
Ma io non voglio vivere con lo stomaco chiuso e il citofono aperto.
Quindi gliel’ho detto.”




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