“Fino a qualche anno fa, io e mio padre avevamo un rapporto decente. Non eravamo inseparabili, ma sapevo che, nel momento del bisogno, c’era. Mi ha sempre detto che sarebbe stato al mio fianco nei momenti importanti, che potevo contare su di lui. E in effetti, prima, era così. Poi è arrivata lei. E da quel momento tutto è cambiato.

All’inizio era una cosa sottile. Qualche impegno di troppo, qualche chiamata rimandata, un pranzo saltato. Niente di che, mi dicevo. Ma poi le scuse sono diventate la regola, e non l’eccezione. “Devo accompagnare Alessandro”, “Sofia ha organizzato qualcosa”, “Magari un’altra volta”. E ogni volta era come se, pezzo dopo pezzo, mi stesse mettendo da parte.

Ho provato a farglielo notare, ma ogni volta sembrava che stessi esagerando. “Lei non c’entra, non essere geloso”, diceva. Ma non era questione di gelosia. Era questione di priorità, ed era chiaro che io non lo ero più.

Poi c’è stata la mia laurea. Una di quelle giornate che un padre non dovrebbe perdersi per nulla al mondo. Ho voluto credere che, per una volta, avrebbe scelto me. Perché se non lo avesse fatto nemmeno stavolta, allora avrebbe voluto dire che ormai non c’era più niente da salvare.”

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