“Onestamente non so nemmeno da dove partire.
Quando Riccardo mi ha chiesto di andare a vivere da me, ho pensato fosse il passo naturale. Ci conoscevamo, ci volevamo bene, mi sembrava tutto abbastanza semplice. Avevamo detto: “ci dividiamo tutto, spese comprese, e vediamo come va”.
Solo che a un certo punto… ha smesso di andare.
Le bollette iniziavano a scadere, la spesa la facevo sempre io, l’unica cosa che non mancava mai erano i pacchi di Amazon con dentro fucili, batterie, ottiche, maschere, mimetiche, caricabatterie. All’inizio ho lasciato correre. Diceva che era un hobby, una valvola di sfogo. Ok. Tutti hanno bisogno di qualcosa che li faccia stare bene.
Ma poi le cose hanno cominciato seriamente a degenerare. Ho capito che non potevo fidarmi di lui come adulto, e che le sue ex che aveva tanto criticato in realtà avevano ragione…
Io non sono sua madre. Non sono la sua finanziatrice. E soprattutto, non sono l’ufficiale logistico della sua missione domenicale nei boschi. Io ho solo chiesto rispetto. Condivisione. Presenza. E invece mi sono ritrovata a dividere casa con un dodicenne in mimetica. Con armi giocattolo, sì. Ma con problemi veri.”

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