“Non serve sempre urlare per chiudere una storia. A volte basta un “ok”. Basta vedere quella chat, quella foto, quella bugia che ti fa scattare qualcosa dentro e ti dice: “è finita”. Così è andata con Jacopo. Lui ha fatto quello che molti fanno. Solo che io non sono come tutte. Non faccio scenate. Non pubblico frasi con sottintesi. Non mando messaggi alle tre di notte. Mi sono solo tolta. Dalla sua vita. Dai suoi social. Dal suo silenzio. Abbiamo reciso il contratto cointestato e lui se n’è andato… facendosi sentire una sola volta e non per chiedere scusa. Ma per domandarmi di un contenitore che aveva lasciato, di sua madre. Poi più niente. Ma l’altro giorno, come se niente fosse, mi scrive. Non per sapere come sto o cose del genere. Ma per chiedermi indietro una cosa… Una cosa materiale, che crede ancora gli appartenga. Che avevo preso io. Comprato io. Regalato io. Ma che per lui, oggi, vale più di qualunque dignità. Ma non vi anticipo nulla. Vorrei che leggeste da soli delle cose che mi ha detto. Perché certe richieste non sono assurde per quello che valgono. Lo sono per quello che nascondono.”



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