“Non avrei mai immaginato di trovarmi a discutere così tanto con mio marito su qualcosa che riguarda nostro figlio, anzi nostra figlia, ma per comodità di lettura, mi riferirò a lei al maschile. Eppure, eccoci qui, immersi in una conversazione che sembra non avere mai fine. Luca è sempre stato un ragazzo speciale, e come madre l’ho sempre saputo. Ma quando, qualche anno fa, mi ha confidato di non sentirsi a suo agio nel corpo in cui era nato, il mio cuore si è stretto. Non per paura o delusione, ma per il peso che già stava portando sulle spalle. Crescere non è facile per nessuno, ma per lui è stato un percorso a ostacoli. Vederlo affrontare sguardi giudicanti, commenti non richiesti, e quel senso di inadeguatezza che lo accompagnava ogni giorno è stato straziante. Non posso e non voglio permettere che si senta solo in questa lotta. È mio figlio. E se per lui è chiaro chi è, allora dovrebbe esserlo anche per noi. Serviva un pieno appoggio da parte nostra, come genitori, per garantire che tutto il processo andasse bene anche psicologicamente. Ma quando ne ho riparlato con mio marito, non è andata bene.”
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