“A volte mi chiedo che fine abbiano fatto i valori con cui sono cresciuto. Oggi sembra che tutto sia dovuto, che la fatica non serva più a nulla. I ragazzi vogliono tutto subito, ma non vogliono sacrificarsi per ottenerlo. Non conoscono la pazienza, non conoscono il sudore. Quando avevo vent’anni io, se volevi qualcosa, ti rimboccavi le maniche e lavoravi. Non c’erano scuse, non c’erano momenti per sé, non c’erano psicologi, ansie o crisi esistenziali. C’era la realtà, quella che o la affrontavi o ti schiacciava. E invece adesso mi sembra di vivere in un mondo dove il lavoro è un peso, il denaro è un concetto astratto e la responsabilità è un optional.
Mio figlio, poi, è l’esempio perfetto di questa generazione: intelligente, sveglio, ma allergico a ogni forma di impegno. Parla tanto, sogna tanto, ma di concreto fa poco o niente. E io non capisco se è colpa mia, se ho sbagliato a dargli troppo, o se è proprio cambiato tutto. I soldi però per me hanno ancora un valore preciso ed è per questo che quando ho visto magicamente sparire quei 150euro, gli ho subito scritto.”

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