“Diceva sempre che era distratta. Che le cose le perdeva, che le lasciava in giro, che non dava peso ai regali. Io ci ridevo su, perché la conoscevo, o almeno pensavo di farlo. Poi ho iniziato a notare che sparivano solo le cose che le regalavo io. Un profumo, un bracciale, una collana. Sempre lo stesso copione: “Devo averlo lasciato da mia madre”. Non ho mai chiesto troppo, perché il dubbio pesa più di qualsiasi risposta.
Solo che i conti non tornavano, in tutti i sensi.
Quel conto condiviso lo gestiva lei, io non lo guardavo da mesi. L’avevamo aperto per risparmiare insieme, per qualcosa che doveva essere “nostro”. Ma quando ho controllato l’estratto, c’erano più soldi del previsto, e nessuna spiegazione. E allora ho capito.
Certe verità non hanno bisogno di prove: basta un numero, un nome, un silenzio nel momento sbagliato.
Non so se ho reagito da uomo o da stupido, ma stanotte ho sistemato tutto.
Dicono che ogni fine sia un nuovo inizio.
Io non sono sicuro, ma so che adesso non le devo più niente.”

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