“Io non ho figli. Non per scelta, ma la vita è andata così. E mi sono sentita in dovere di compensare questo “vuoto” rendendomi utile, presente, disponibile. Specialmente per mio fratello, che dopo la separazione ha avuto bisogno di una mano, visto che la mamma dei bambini si è dimenticata della loro esistenza. All’inizio l’ho fatto volentieri: amo i miei nipoti, sono due bimbi meravigliosi. Ma a un certo punto, quello che era “una mano” è diventato un’abitudine. Poi un obbligo. Poi una pretesa. Non c’era più un “grazie”, non c’era più un preavviso, e soprattutto non c’era più alcun rispetto del mio tempo. Lavoro da casa, sì, ma questo non significa che io sia a disposizione a tempo pieno. Mio fratello ha iniziato a uscire con una ragazza nuova, e ha iniziato a mollarmi i bambini ogni volta che voleva vederla. Stessa cosa con le precedenti. Ieri ho cancellato un impegno importante per coprirlo, e lui? Neanche un messaggio. Neanche un “tutto bene?”. Così oggi gli ho scritto. Non per sfogarmi. Per mettergli un limite. Per ricordargli che io non sono la tata di nessuno. E che se vuole una compagna, forse dovrebbe imparare a dividere con lei anche le responsabilità. Non solo il relax.”

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