“Mio figlio dice che siamo povery e che si sente il nostro odore di poveri da quello che mangiamo.

Io però non la penso così. Non viviamo in una reggia.

Stiamo in affitto al piano terra senza neanche la lavatrice. Faccio la spesa al mercato spesso, andandoci al tardo pomeriggio così i venditori mi danno la merce più ammaccata a meno. Al discount ci compro praticamente tutto. Prima ci andavo solo per certe cose tipo i surgelati. Ora ci compro pure il tonno in scatola, per dire.

Non mangiamo mai fuori, tranne ai fast. Siamo solo io e mio figlio Alessio. Io e suo padre non eravamo sposati e lui mi ha lasciata e se ne è andato. Non mi passa niente perché non ha niente.

Io ho una partita IVA per lavori online. Ho pagato la seconda rata delle tasse da poco. Scadono il 2 dicembre ma io come una soldatina ho pagato prima. Non amo avere debiti.

Mio figlio si era fatto prestare 20 euro da un suo amico. Perché? Per mangiare fuori appunto in un fast food.

Ho cercato di fargli capire il senso di questo risparmio e di infondergli speranza che le cose possano cambiare. Ci vuole speranza, bisogna crederci e se ci crediamo, forse si realizzerà davvero il nostro sogno di stare meglio.

Mio figlio però ha avuto un’idea mortificante, svilente e imbarazzante. Non so come reagire.”

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