“Mio padre e io siamo sempre stati su due pianeti diversi. Lui è l’uomo del “tutto ha un prezzo”, io quello che crede nel valore delle cose, nei sacrifici fatti per ottenerle. Non è cattivo, solo… convinto di avere sempre ragione. Fin da piccolo mi ha insegnato che nella vita bisogna essere furbi, che se puoi guadagnarci qualcosa, allora è la scelta giusta. Ma io non sono così. Per me ci sono limiti, ci sono principi. L’episodio della macchina è solo l’ultimo capitolo di una lunga storia. Non era solo un’auto, era il simbolo della mia indipendenza, qualcosa che avevo sudato per ottenere. E lui, senza neanche avvisarmi, l’ha venduta con la stessa leggerezza con cui si disferebbe di un vecchio giornale. Per lui contano solo i soldi, per me il rispetto. Non è la prima volta che succede una cosa del genere. Mi ha sempre trattato come un bambino che non capisce niente, uno che deve ancora imparare le regole della vita. Certo, non sono ancora indipendente come vorrei, ma ci sto lavorando, mi sto impegnando in questo senso. Solo che stavolta ha esagerato, è veramente andato oltre il limite.”




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