“Ormai i gruppi WhatsApp dei genitori sono diventati il teatro di un dramma continuo, altro che comunicazione scolastica. Tutti a scrivere come se fosse una chat privata, ma con trenta spettatori pronti a giudicare. Si parte con un semplice messaggio del tipo “Domani c’è ginnastica, ricordate il cambio”, e in due minuti esplodono discussioni su chi non è mai puntuale, chi non paga la quota per i regali o chi non fa il proprio ‘dovere’. E la scuola, vogliamo parlarne? Promuovono tanto il dialogo e poi lasciano che siamo noi genitori a scannarci. Non c’è una guida, non c’è una mediazione, e quando c’è, come nel caso della nostra preside, è meglio perderla che trovarla. Io mi ero veramente stufata, stufata di dovermi sorbire ogni giorno accuse, lamentele e lunghi messaggi senza senso provenienti da madri probabilmente scontente della loro vita intima con il marito. Quindi ho deciso di uscire da questo gruppo. Pensavo fosse la scelta giusta ma poi sono stata contattata da Marta, una delle peggiori tra le mamme, e lei ha osato fare una cosa terribile e ora mi tiene in pugno.”
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