“Insegnare ai bambini è la parte facile.
La parte difficile, a volte, sono i genitori.
Alcuni ti vedono solo come “la maestra”, quella che deve essere perfetta sempre, anche fuori da scuola. Altri ti trattano come se stessi allevando un pezzo della loro immagine, più che un figlio vero.
Serena era sempre stata gentile, almeno in apparenza. Molto presente, molto attenta, molto… osservatrice.
Quando ho visto il suo nome comparire su WhatsApp quella sera, ho pensato che volesse parlarmi di compiti o di qualche gita.
Non ci ho dato troppo peso.
Ero stanca, ancora piena dell’adrenalina dell’allenamento, e onestamente felice come non mi sentivo da tempo. Il mio corso è il mio spazio: lì non sono “la maestra Giulia”, lì sono solo Giulia. Sudata, libera, felice.
Non avevo idea che bastasse così poco per cambiare il tono delle cose.
Un messaggio, qualche punto di domanda di troppo, e all’improvviso sembrava che fossi sotto processo.
Per qualcosa che, in teoria, con il mio lavoro non aveva niente a che vedere.
O almeno così pensavo io.
Poi è iniziata la conversazione. Ma leggete voi stessi e ditemi cosa devo pensare…”




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