“Dopo qualche anno passato a collezionare delusioni, avevo praticamente messo un muro tra me e chiunque cercasse di impressionarmi con “grandi progetti”, “business milionari” o “collaborazioni internazionali”. Troppi uomini che, all’inizio, sembravano avere il mondo in mano… e che poi si rivelavano per quello che erano: truffa travestita da ambizione. C’è stato quello che diceva di fare trading e viveva ancora con la nonna, quello che aveva “una start-up nel tech” ma stava ancora cercando di capire come si scrive un’email, e quello che giurava di essere un manager e invece lavorava part-time in un call center. Non ho mai cercato qualcuno con i milioni sul conto. Ma vengo da una famiglia che ha costruito tutto con fatica: mio padre ha una cantina di vini molto conosciuta, e mia madre è un’imprenditrice che ha sempre preteso che fossimo indipendenti, ma con dignità. Questo mi ha insegnato una cosa: puoi avere pochi mezzi, ma se hai carattere e sei vero, sei già mille volte meglio di chi si costruisce una maschera per sembrare “qualcuno”. Poi ho conosciuto Lucrezio e tutto finalmente sembrava avere un senso.”

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