“Mi chiamo Riccardo, sono stato per circa otto mesi con Emanuela, e ad oggi credo di aver affrontato una delle cose peggiori della mia vita, perciò d’ora in poi le mie relazioni non potranno che essere migliori. Sono passati credo ormai dieci giorni dal quarto d’ora più brutto che io abbia mai passato, mi vergogno a dirlo ma ho avuto davvero la tentazione di diventare qualcosa che non sono: violento e cattivo, ma per fortuna sono stato più forte e intelligente di quanto non siano altri uomini di cui ci si può solo che vergognare. Emanuela era ossessionata, tra le altre cose, dal suo rapporto malsano con il padre, un uomo fin troppo presente nelle sue scelte e che ha contribuito a creare il mostro che è sua figlia. Sì, dico mostro e lo dico non a torto, a dispetto di chi mi dirà che “eh però con quel mostro ci sei stato insieme”: vero, ma i mostri li vedi solo dopo che si sono tolti la maschera. Emanuela però non ha sbagliato a confessare il male che mi ha fatto, ha sbagliato tempo dopo a pensare di potersi comportare come se nulla fosse, o peggio ancora, come se tutto dovesse ruotare ancora intorno alle apparenze tanto care al suo amato padre e di cui a me non può fregare niente, oltre che ovviamente alle sue necessità di avere un uomo al guinzaglio…”

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