“Buongiorno a tutti, il mio nome è Roberta, sono una ragazza di 33 anni, lavoro in un’azienda di prodotti da cucina e alimentari del compagno di mia zia, un uomo tutto d’un pezzo che ha da poco iniziato a estendere i suoi contatti oltre il territorio europeo, fino all’Asia e all’America. Non voglio dire logicamente né il suo nome né quello dell’azienda per cui lavoro, non siamo grandi, anzi ogni cliente dobbiamo tenercelo stretto se vogliamo sopravvivere in questo settore e per questo motivo voglio farvi vedere il grosso danno che ci è stato arrecato, e anche se mi è stata data la colpa voglio dire che io non ho fatto niente. Il fatto risale a un po’ di tempo fa, a poco prima che venisse dichiarata la pandemia, a inizio 2020, e ho deciso solo ora, spinta da un’amica, di far leggere l’assurdità di ciò che mi è capitato. In pratica ero stata mandata a New York a una fiera culinaria e lì ho incontrato Bob, un italo americano con cui ho preso contatti per acquisire un nuovo cliente. Lui in effetti ha richiesto i nostri servizi e gli ho dato il mio numero per mettermi a disposizione per qualunque domanda o richiesta. Il problema è che lui deve aver frainteso di gran lunga la mia socievolezza e la mia disponibilità.”

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