“Questa è una storia che non avrei mai voluto vivere, e ancor meno raccontare. Non so nemmeno come ho trovato il coraggio di farlo, ma sento che è importante. Voglio che le donne che stanno vivendo una situazione simile sappiano che non sono sole, e che è possibile fermare certi comportamenti, anche se sembra difficile.

Lui si chiama Marco, è il mio superiore in azienda, e la nostra relazione è iniziata come una normale collaborazione professionale. All’inizio, come tutti, l’ho visto come una persona da cui poter imparare, un referente per crescere nel mio campo. Poi, pian piano, sono arrivati i messaggi, le battute velate, quelle frasi che ti fanno sentire a disagio ma che non riesci subito a riconoscere come ciò che sono: tentativi di manipolazione, pressioni sottili.

La cosa più strana è che quando gli dicevo che non ero interessata, lui non sembrava capirlo. Ogni volta cercava di insistere, di spingermi oltre, come se il mio rifiuto fosse una sfida. Mi ha offerto aiuto per la carriera, ma ho capito che non era una proposta disinteressata. Più rifiutavo, più si faceva insistente. Ho cercato di restare ferma, ma alla fine sono dovuta arrivare a rispondere in maniera fredda, ferma ed anche un po’ acida. Avrei voluto mantenere un clima sereno e scherzoso come lo ho con tutti, ma con lui non è possibile.

La professionalità, la dignità e il rispetto sono le uniche cose che contano davvero, e non c’è lavoro che valga la pena di compromettere tutto ciò.”

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