“Ciao Spunte. Oggi sono inferocita: ho appena mandato la lettera di licenziamento al mio lavoro. Mi presento: sono Gabriella, ho 26 anni e lavoro in contabilità in un’azienda di cui non farò il nome (altrimenti altro che denuncia), però sappiate che è vergognosamente conosciuta. Di recente ho visto che i pagamenti tardavano ad arrivare finché, questo mese, alla mia richiesta di informazioni in merito mi è stato risposto di scrivere all’addetta dell’ufficio pagamenti, Carmela. Carmela è un tipo abbastanza particolare, ovvero tutti in azienda sanno che non è in grado di fare il suo lavoro e non sa usare la mail, tanto che le scriviamo su Whatsapp, pena il ghosting più totale. Carmela viene tenuta a “lavorare” perché è la migliore amica del nostro capo, oltre che la persona più inutile della terra. Io, in questi anni, ho cercato di stringere i denti perché sto finendo il Master e ho bisogno di lavorare per pagarmi l’università, ma sono arrivata al limite. Non solo devo accettare condizioni lavorative assurde, ma adesso vengo anche presa per il culo. No, questa volta è troppo…”

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