“Ciao a tutti cari amici di Spunte… Lo ammetto subito, questo è un post sfogo. Perché a volte c’è bisogno di dire quello che succede proprio a degli sconosciuti!
A quanto pare, c’è una cosa che succede spesso, quando dici che sei una psicologa.
Alcuni fanno silenzio. Altri sorridono in modo strano, come se stessi leggendo loro nel pensiero.
E poi c’è chi si sente in diritto di “aprire il rubinetto” come se bastasse questo: dirti che sta passando un momento, e allora tu… devi ascoltare.
Ho cominciato da poco a lavorare nel privato. Ho fatto tutto con calma e fatica: l’università, l’abilitazione, il tirocinio. E ora ci sono. O quasi.
Ricevo su appuntamento. È una frase che dico spesso. Con gentilezza, con pazienza.
Ma a volte non basta.
Tommaso è uno che conosco appena. Il ragazzo di un’amica, niente di più. Abbiamo scambiato due parole a una cena, forse tre.
Poi un giorno mi scrive.
Pensavo si trattasse di una cosa semplice, pratica.
E invece… E invece no.
Ci sono conversazioni che iniziano tranquille, come un saluto.
E poi diventano altro. E tu lo senti che qualcosa, piano piano, ti fa girare le spalle.”




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