“Io non sono uno di quelli che crede che per fare una buona azione servano mille calcoli.
A volte leggi qualcosa, ti colpisce, e senti di dover fare la tua parte.
È successo così: torno dalla palestra, vedo un post su Instagram, una storia che mi prende allo stomaco, una pagina piena di bambini e parole come “speranza”, “cambiamento”, “salviamoli”.

E allora clicchi.

Non stai lì a pensarci troppo. Fai la tua parte. Cento euro. Un gesto che mi sembrava giusto, bello.

Poi rientri a casa, tutto tranquillo, finché non arriva un messaggio.

E da lì parte tutto.

Perché fare del bene è bellissimo, ma farlo con i soldi messi da parte per le vacanze, senza consultare la tua ragazza, forse… non è la mossa più brillante dell’anno.

Pensavo di aver fatto qualcosa di buono. Invece mi sono trovato in mezzo a una tempesta, e non solo per i soldi.

A volte basta un clic, una buona intenzione, e ti ritrovi a difendere te stesso più che il tuo gesto.

E quando capisci cosa c’è davvero dietro quel post… be’, diciamo che la realtà fa molto più male di un messaggio arrabbiato.”

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