“Non c’è niente di più semplice che vedersi senza conoscersi davvero. Io e lei lo facevamo da mesi, ogni martedì alla stessa ora, nella stessa stanza d’albergo: la stanza dei sogni. Era diventato un appuntamento fisso, quasi un rituale, ma senza promesse né spiegazioni.Non ci chiedevamo mai nulla: niente “dove vivi”, niente “che fai nella vita”.
Ci bastava quell’ora sospesa in cui tutto sembrava facile, leggero, fuori dal mondo. Finché un martedì lei non è arrivata. Ho pensato a un imprevisto, poi a un raffreddore, poi al peggio: che si fosse stancata di me. Ma quando è sparita anche la settimana dopo, ho capito che non era un caso. Le ho scritto, cercato, perfino googlato il suo nome… e lì ho scoperto che quel nome non esisteva. O meglio, che esisteva solo per me. Quando finalmente l’ho ritrovata, ho capito che non era mai stata una fuga d’amore, ma una fuga da se stessa. E che la stanza dei sogni non era il nostro rifugio: era la sua terapia.”



CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA CLICCANDO QUI SOTTO SU “SUCCESSIVA”
Commenta con Facebook