“Ci sono momenti in cui ti rendi conto che proteggere tuo figlio significa anche combattere chi, sulla carta, dovrebbe proteggerlo quanto te.

Matteo ha sette anni. È un bambino sensibile, sveglio, di quelli che ti guardano negli occhi e capiscono tutto, anche le cose che non dici.

E forse è proprio per questo che, da quando io e Maurizio ci siamo separati, mi sono sempre preoccupata un po’ di più. Perché a Matteo bastano due parole storte per sentirsi sbagliato.

Io ci ho messo tempo per costruirgli un nido che fosse stabile, per fargli capire che la sua fragilità non è un difetto. Che può essere bambino.

E poi succede che torna a casa con gli occhi lucidi, la voce rotta, e un disegno stropicciato con una frase che ti stringe lo stomaco.

Quello che è successo non è un caso isolato. È il risultato di chi pensa che essere padre voglia dire solo “fare il minimo” e poi pretendere rispetto.

In questa chat c’è tutta la rabbia di una madre che non ci sta più a vedere suo figlio portarsi addosso colpe che non sono sue.

E che ha deciso di dire basta.”

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