“Mio padre dice sempre che sono “troppo sensibile”.
Che prendo tutto sul personale.
Che dovrei imparare a non aspettarmi troppo dalle persone.
Ma non credo sia aspettarsi troppo volere un messaggio sincero.
Un invito. Una presenza. Una verità detta in faccia.
Non credo sia un capriccio volere un posto, anche piccolo, nella vita di qualcuno che ti ha generato.
Con mio padre è sempre stato tutto un po’ sfumato.
A volte c’era, a volte no.
A volte mi chiamava “la mia principessa”, a volte dimenticava il mio compleanno.
Poi sono arrivati altri figli, un’altra casa, un’altra routine.
E io sono diventata… qualcosa da gestire. Spesso la scusa era la mia celiachia, che chissà perché sembra disturbare tanto la sua nuova moglie Claudia. E quindi sono stata relegata a figlia di serie B.
Una voce a cui rispondere ogni tanto, magari con un cuore, un “ci sentiamo”, una scusa leggera.
Ma anche le voci più pazienti, a un certo punto, si stancano di parlare nel vuoto.
Di dire “va bene” anche quando fa male.
E oggi non ho più voglia di stare zitta.
Non per fare rumore.
Solo per ricordargli che ci sono.
Anche se fa finta di non vedermi.”



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