“A volte mi chiedo se i genitori si rendano davvero conto di cosa significhi fare l’insegnante, oggi. Non parlo delle ore in classe, dei quaderni da correggere o delle riunioni infinite (anche se tutte queste cose esistono e chi dice che siamo pagati tanto e non lavoriamo d’estate è in malafede). Parlo del peso invisibile che portiamo ogni giorno: quello di essere, per tanti bambini, il primo specchio diverso dalla famiglia. Il primo sguardo adulto che può accoglierli o ferirli. Il primo sì che li incoraggia o il primo no che li guida. Io li vedo, quei bambini. Li vedo davvero. Marco che si agita, che urla, che spinge… ma poi si nasconde dietro la porta a piangere. Tommaso che sorride sempre, ma abbassa gli occhi ogni volta che sua madre parla per lui. Li vedo e cerco di immaginare il loro mondo interiore, fatto di paure troppo grandi e parole troppo piccole. Essere maestra non è solo trasmettere nozioni: è attraversare ogni giorno una linea sottile tra la cura e il limite. Il vero problema grave lo si trova però quanto si viene contattati da genitori come questa mamma, la signora Lucia…”

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