“Sono una ragazza semplice ma ahimè (ahimè per gli altri purtroppo) sono diventata vegana tre anni fa. La parte difficile non è stata smettere di mangiare formaggio o imparare a cucinare il tofu senza farlo sembrare una spugna. La parte difficile è stata tutto il resto. Gli sguardi di compassione a cena, i “ma dai, un po’ di parmigiano non conta”, i pranzi con i parenti dove il piatto ‘vegano’ era l’insalata di contorno – senza olio, “perché non sapevamo se lo mangi”. Non l’ho fatto per moda, né per sentirmi migliore. L’ho fatto perché ho iniziato a informarmi, e quello che ho scoperto mi ha tolto il sonno. E da quel momento ho capito che non potevo più far finta di niente. Solo che vivere in una società dove la carne è “normale” e tutto il resto è “estremismo” ti mette spesso in trappola. Ti tocca sempre giustificarti, sembrare simpatica per non farli sentire giudicati, ridere delle battute, restare educata quando loro non lo sono. Ma mi sono rotta di questa forma di sottomissione. Ero stata invitata ad una grigliata del primo maggio ma non ho potuto sopportare certi comportamenti e ho agito di conseguenza.”




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