“Pensavo di averne sentite di tutti i colori nei colloqui di lavoro… ma quello che mi è capitato l’altro giorno li batte tutti. Avevo risposto a un annuncio su Facebook per un posto da governante: un uomo di 37 anni, single, cercava qualcuno che si occupasse della sua casa, spostando il colloquio su whatsapp. Per il colloquio mi aspettavo le solite domande: esperienze, disponibilità, capacità in cucina e pulizie. Invece, dopo i primi minuti, ho iniziato a chiedermi se stessi parlando con un datore di lavoro o con un maniaco o un fobico.

Le sue domande sembravano un mix tra un interrogatorio personale e un quiz assurdo: dettagli fisici, abitudini intime, regole che non avevo mai sentito nominare in vita mia. E la parte migliore? Ogni volta che restavo zitta per lo shock, lui rincarava la dose, forse pensava che i soldi potessero trasformare quelle stranezze in un lavoro normale. Io cercavo di mantenere la calma, ma dentro di me ridevo e pensavo: “Ma è serio? E soprattutto… qualcun’altra al mio posto avrebbe accettato davvero?”

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