“I trent’anni.
Un traguardo che pensavo sarebbe stato solo mio. La mia festa, i miei amici, i miei ricordi da custodire.
E invece mi ritrovo a sentirmi ospite in casa mia.
Avevo iniziato con entusiasmo: volevo un locale intimo, musica soft, una torta semplice ma elegante. Una serata con le persone a cui voglio bene, senza troppi fronzoli.
Poi è arrivata lei, la mia “migliore amica”.
“Lascia fare a me”, ha detto. “Ti sollevo da tutto”.
E in un attimo non decidevo più nulla.
Il locale? Quello del suo amico DJ.
La torta? Quella sponsorizzata da una sua conoscente pasticcera.
Gli invitati? Mezzi sconosciuti, gente che frequenta lei, non io.
E io? Io ho visto cancellare i nomi delle persone a cui tenevo davvero, “perché non c’era posto”.
Adesso mi ritrovo con una festa che porta il mio nome, ma che parla solo di lei. Una vetrina per la sua immagine, un palcoscenico per i suoi contatti.
E non so se arrabbiarmi, se ridere, o se piangere.
Perché a trent’anni, la festa che doveva celebrarmi, mi ha fatto sentire invisibile.”



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