“Da quando vivo all’estero, torno a casa una o due volte l’anno. Non è semplice incastrare tutto, tra lavoro, voli e vite diverse.
Da quando papà si è risposato poi, vederlo è diventato ancora più complicato. Quest’anno, per la prima volta, gli ho chiesto se potevo stare da lui.
Mi sembrava naturale: volevo passare un po’ di tempo insieme, volevo conoscere la mia nuova sorellina, volevo ritrovare un po’ di quel legame che sembrava scivolato via senza che ce ne accorgessimo.
Quando sono arrivata, è stato tutto… strano. Cortese, sì. Educato. Ma anche freddo. Distanziato.
Ogni piccolo gesto mi sembrava diverso da come lo ricordavo: un sorriso stiracchiato, una battuta mezza trattenuta, un abbraccio dato quasi per dovere.
Non volevo pensarci.
Mi ripetevo che era normale, che la vita cambia, che forse ero io ad essere troppo sensibile. Sono ripartita con un peso che non sapevo spiegarmi.
Poi, appena arrivata a casa, il suo messaggio. Non era un “mi manchi”. Non era un “torna presto”.
Era qualcos’altro. E in quel momento, senza più scuse, ho capito. Non ero tornata a casa. E forse, quella dove ho vissuto, non lo sarebbe più stata.”



CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA CLICCANDO QUI SOTTO SU “SUCCESSIVA”
Commenta con Facebook