“Quando mi ha detto che aveva una casa al mare in Sardegna, ho pensato: finalmente un’estate diversa. Svegliarmi con il rumore delle onde, mangiare pesce a lume di candela, dormire fino a tardi… Dopo mesi di lavoro ininterrotto, era proprio quello che mi serviva. E poi, lui sembrava così attento, preciso, premuroso. Pensavo: magari è la volta buona.
Non avevo ancora capito che per lui “vacanza” significa “protocollo”. Che la casa al mare non è un luogo per rilassarsi, ma un tempio da preservare con un rigore quasi militare. Già durante il viaggio mi aveva accennato a certe “regoline”, ma pensavo scherzasse. Poi, mentre ero in spiaggia e lui a sbrigare del lavoro da casa, è arrivato il PDF. Sì, proprio un documento ufficiale con intestazione “Estate Sardegna – Casa Vacanze – Linee guida”. Ogni punto una stilettata alla mia idea di leggerezza: orari da rispettare, strumenti da usare, gesti da evitare, persino l’ordine dei cibi nel frigo.
Quella che doveva essere una settimana romantica si è trasformata in un corso accelerato di sopravvivenza passivo-aggressiva. Ma la cosa peggiore non sono le regole. È che a un certo punto ho iniziato davvero a chiedermi: sono io sbagliata, o è tutto questo ad esserlo?”



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