“Ciao Spunte blu, mi chiamo Estrella, ho 20 anni e faccio la cameriera. Ho un nome spagnolo ma sono italiana (lo sottolineo in anticipo).
Sono una ragazza molto solare e socievole e mi è stato detto più volte che sarei in grado di attaccare bottone anche coi sassi, quindi come potete immaginare il mio lavoro mi piace molto perché mi permette di stare a contatto con la gente. Il bar in cui lavoro è il più grande del paese, quindi è frequentato dalla chiunque: pochissimi turisti e molti clienti abituali.
Proprio per come sono fatta ho legato con molti di loro. La maggior parte sono pensionati e vengono al bar per giocare a carte e passare il tempo. Poi ci sono le anime sole … quelli che hanno perso tutto anche avendo tutto… è il caso di Pino.
Pino è un signore sull’ottantina con il vizio del bere… non lo definirei propriamente alcolizzato ma sicuro non è sano quello che fa. Comunque, è sempre ben vestito, gentile e passa le giornate seduto sempre allo stesso tavolo, per lo più in silenzio.
Un giorno alla fine del mio turno ho deciso di fare due chiacchiere con lui, mi sembrava tristissimo! E ho scoperto la vita dietro quei bicchieri: Pino è molto malato… ha iniziato a bere dopo la morte della moglie e ora il suo corpo gliela sta facendo pagare. Ma non è solo quello. Ha tre figli, due maschi e una femmina, che a suo dire sono “uno peggio dell’altra” e che non vedono l’ora che schiatti per ereditare soldi, case ecc. questa cosa mi ha spezzato il cuore, e mi sono ripromessa di stargli vicino, nel mio piccolo. Da allora siamo diventati amici…
Fatto sta che un giorno mi rompe il telefono mentre lo accompagno in ospedale. Non lo fa apposta ovviamente, ma si sente in colpa e me ne vuole comprare uno nuovo. Gli dico che non serve, che col prossimo stipendio me ne prenderò un altro o farò aggiustare questo ma lui insiste. Mi dice che non ha mai avuto nessuno che tenesse così tanto a lui e che quindi mi vuole ringraziare così.
Due settimane dopo mi scrive sua figlia. Vi lascio leggere la conversazione. Che pena. Ma soprattutto… povero Pino.”



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