“Ok, lo ammetto: forse sono uno che si affeziona troppo ai ricordi. Ma non è per nostalgia o perché vivo nel passato. È che ci sono persone che, anche se non fanno più parte della tua vita, ti restano dentro in un modo difficile da spiegare.

Chiara, per esempio. La mia ragazza del liceo. È morta in un incidente, all’improvviso, quando avevamo diciannove anni. Un trauma che è difficile da superare. A quell’età ti senti immortale e quando succedono cose del genere ci vuole un bel po’ di tempo prima di riprendersi.

La vita è andata avanti, ma conservo ancora alcune nostre foto, e una volta all’anno vado a trovarla.

Lei c’è sempre stata per me. Mi scriveva, mi incitava, mi spingeva a non mollare. È stata la prima a dirmi: “Tu puoi farcela, devi solo crederci.” E quando ho mollato l’università la prima volta, è stata l’unica a non guardarmi male. Mi ha fatto sentire meno sbagliato.

Poi è successo quello che è successo. E da allora, ogni passo importante ha avuto, in qualche modo, ho cercato di viverlo anche per lei.

Alessia questo lo sapeva. Ne avevamo parlato, senza farla lunga. Ci stiamo conoscendo da sei mesi, e per ora le cose tra noi vanno bene. Almeno, andavano.

Fino a quando non ho fatto una cosa che per me aveva un senso, e per lei… decisamente no.”

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