“Serata assurda sabato. Festa piena di gente, alcol che scorreva a fiumi, musica sparata nelle orecchie. Non conoscevo quasi nessuno, poi eccola lì: lei. Bella, sicura di sé, sorriso che ti incastra. Parliamo, scherziamo, il classico gioco di sguardi che sai dove porta. Due drink, ma forse erano di più, un giro in pista, e quando la musica rallenta, lo fa anche la distanza tra di noi. Ci baciamo. Perfetto, istintivo, uno di quei momenti in cui il resto sparisce. Mi dà il suo numero prima di andarsene. Non sono il tipo che ci prova con la prima che capita: mi sono avvicinato a lei perché ho sentito istintivamente che tra noi ci sarebbe stata una grande intesa, e così è stato. Sarò romantico ma io del mio istinto mi fido, e non mi interessa sprecare il tempo con ragazze a caso per un po’ di sesso senza nessun tipo di emozione. E lì per lì mi è sembrato di avere ragione. Poi sono successe delle cose e la situazione si è fatta piuttosto strana. C’era solo una soluzione: scriverle, e vedere come si sarebbe comportata. Un conto è quando ci si conosce in pista, un conto è quello che succede fuori, ahimè.”

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