“Ciao a tutti quanti e grazie alla redazione di Spunteblu se mi sta permettendo di pubblicare questa mia storia. Ero molto indecisa se mandarla a tutti gli effetti o meno, anche perché vorrei mantenere il più possibile l’anonimato mio e di tutte le persone entrare in causa in questa conversazione o che sono state anche solamente nominate. 

 

Perciò non vi dirò né come mi chiamo né come si chiama il mio interlocutore. Però voglio dirvi sia di non giudicarmi con eccessiva asprezza, perché io per prima mi giudico per essere praticamente cascata in questo tranello, sia capire e comprendere che state per leggere qualcosa di molto delicato. 

 

Cercherò comunque di presentarvi un minimo gli eventi per farvi capire quantomeno il contesto. Io sono una professoressa supplente in un liceo che si sta ancora organizzando con la didattica a distanza. Tra i vari studenti ce n’è una che ha più di un problema con la mia materia e quando mi sono arrivati dei messaggi da parte di suo padre ho pensato che mi avesse cercata soltanto per fare ricevimento e sapere come andasse sua figlia, ma il suo intento era tutt’altro.”

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