“Io non ho mai avuto problemi a dire di no.
O almeno così pensavo.
Poi scopri che un “no” non è mai solo un “no”: diventa etichetta, diventa sguardo storto, diventa voce che gira nel gruppo.
E ti ritrovi a sentirti in colpa per non aver pagato una quota che, onestamente, non ti potevi permettere.
Abito in affitto in una stanza di 12 metri quadri, pago 560 euro più le bollette.
Ho ancora la rata del dentista e sto facendo terapia una volta a settimana perché altrimenti non reggo l’ansia.
E da due mesi aiuto anche mia madre con i farmaci, perché la pensione non basta.
Quando la mia “amica” ha deciso di comprare un regalo di gruppo da 500 euro per Marta, senza chiedere a nessuno, io ho pensato: ok, ci sarà un malinteso, magari dividiamo diversamente.
Invece no. IBAN pronto, 100 euro a testa, come se per tutti fossero noccioline.
E lì ho capito che non era questione di amicizia.
Era questione di pressione.
Se paghi, sei dentro.
Se non paghi, sei “tirchia”.
Io ho detto no.
E quel no ha fatto più rumore di qualsiasi regalo.”



CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA CLICCANDO QUI SOTTO SU “SUCCESSIVA”
Commenta con Facebook